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LA NUOVA MELUSINA di Johann Wolfgang Goethe.

 

Egregi signori! So che non amate particolarmente preamboli e discorsi

preliminariperciò vi assicuro senz'altro che questa volta nutro

buone speranze di evitarli. Ho già raccontato alcune storie vere con

grande soddisfazione di tuttima oggi posso dire che ve ne racconterò

una che supera di gran lunga le altre e il cui ricordononostante sia

accaduta diversi anni fami rende ancora inquieto e addirittura mi fa

sperare in uno sviluppo decisivo. Difficilmente ne trovereste una

uguale.

Prima di tutto devo confessare che la mia vita non è sempre stata

organizzata in modo tale da non avere la certezza del futuro già

prossimoe perfino del domani. Nella mia gioventù non sono stato un

buon amministratore e spesso mi sono trovato in difficoltà

finanziarie. Una volta mi misi in viaggio per procurarmi un buon

guadagno; ma feci le cose un po' troppo alla grande edopo esser

partito con una vettura personale e aver proseguito per un certo

periodo con la diligenza ordinariaalla fine mi trovai costretto a

raggiungere la meta a piedi.

Quand'ero un giovanotto vivace avevo sempre l'abitudineappena

arrivato in una locandadi cercare la locandierao anche la cuoca e

di lusingarlacosì il mio conto in genere veniva ridotto.

Una sera stavo entrando nella stazione di posta di una piccola

cittadinadeciso a comportarmi nel modo solitoquando proprio dietro

di medavanti alla portasi fermò con gran fracasso una bella

carrozza a due posti tirata da quattro cavalli. Mi girai e vidi una

donna solasenza cameriera né servitori. Mi affrettai subito ad

aprire lo sportello e a chiederle se desiderasse qualcosa. Quando

scese rivelò una bella figurae il suo viso amabilese lo si

guardava più da vicinomostrava una lieve ombra di malinconia. Chiesi

di nuovo se potevo esserle utile in qualche modo. - Ohsì - mi

dissese volete tirar fuori con attenzione il cofanetto che sta sul

sedile e portarlo su; ma vi prego davvero di non agitarlo o scuoterlo

assolutamente quando lo trasportate -. Presi con cautela il

cofanettolei chiuse lo sportello della vetturasalimmo insieme la

scala e lei disse ai servitori che si sarebbe fermata per la notte.

Ora eravamo soli nella stanzalei mi ordinò di posare il cofanetto

sul tavolo vicino alla parete e ionotando da certi suoi movimenti

che voleva restare solami congedai baciandole la mano

rispettosamentema non senza ardore.

- Ordinate la cena per tutti e due - aggiunse; e si può immaginare

con quale piacere adempii al mio compito; nella mia baldanza non

degnai di uno sguardo il locandierela moglie e i servitori. Con

impazienza aspettai il momento che finalmente mi avrebbe riportato a

lei. Era pronto in tavolasedemmo uno di fronte all'altroe per la

prima volta da molto tempo mi ristorai grazie a un buon pasto e a una

visione tanto ambita: mi sembrava addirittura che a ogni istante

diventasse più bella.

La sua conversazione era piacevolema cercava di evitare tutto quello

che si riferiva alla simpatia e all'amore. Sparecchiarono; io

indugiaiprovai ogni espediente per avvicinarmi a leima

inutilmente: mi tenne a distanza con una specie di dignità alla quale

non riuscii a oppormie contro il mio desiderio dovetti separarmi da

lei presto.

Dopo una notte passata per lo più vegliando e sognando in modo

inquietomi alzai di buon'ora; mi informai se avesse ordinato i

cavallisentii che non l'aveva fattoe andai in giardinola vidi

già vestita alla finestra e mi affrettai a salire. Quando mi venne

incontro così bellaancora più bella del giorno primain me si

agitarono di colpo passionemalizia e audacia; mi gettai su di lei e

la presi tra le braccia. - Creatura angelicairresistibile! -

esclamai -: perdonamima non posso evitarlo! - Con incredibile

abilità si divincolò dalle mie bracciasenza che avessi potuto darle

neppure un bacio sulla guancia. - Contenete questi impeti d'amore

improvviso e appassionatose non volete giocarvi una felicità che vi

sta vicinama che potrete afferrare solo dopo alcune prove.

- Chiedi ciò che vuoispirito angelico! - esclamai -ma non

portarmi alla disperazione -. Lei rispose sorridendo: - Se volete

consacrarvi al mio servizioascoltate le condizioni! Sono venuta qui

a trovare un'amicadalla quale penso di passare alcuni giorni;

intanto vorrei che la mia carrozza e questo cofanetto continuassero il

viaggio. Volete incaricarvene voi? Non dovrete fare altro che

trasportare con cura il cofanetto fuori e dentro la carrozza; quando

si troverà all'interno vi siederete vicino a esso e ne avrete cura.

Quando arriverete in una locandalo poserete sul un tavoloin una

stanza particolareche voi non potrete occupare e dove non potrete

dormire. Ogni volta chiuderete la stanza con questa chiaveche apre e

chiude qualsiasi serratura e le conferisce una speciale virtù: nessuno

in quell'arco di tempo può aprirla.

La guardaiprovando una strana sensazione; promisi di fare ogni cosa

se solo avessi potuto sperare di rivederla prestoe se lei avesse

suggellato questa speranza con un bacio. Lo fecee da quel momento

fui suo anima e corpo. Ora dovevo solo ordinare i cavallimi disse.

Parlammo della strada da prenderedei posti dove avrei dovuto sostare

e aspettarla. Infine mi mise in mano una borsa piena di denaroe io

premetti le labbra sulle sue mani. Al momento del distacco sembrò

commossae io non seppi cosa facevo o cosa dovessi fare.

Quando tornai dopo aver dato disposizionitrovai la porta della

stanza chiusa. Provai subito la mia chiave specialeche superò la

prova perfettamente. La porta si aprì di scattotrovai la stanza

vuotasolo il cofanetto era posato sul tavolo dove lo avevo

sistemato.

La carrozza era prontaportai giù con cura il cofanetto e lo misi

accanto a me. La locandiera chiese: - Dov'è la signora? . Un bambino

rispose: - E' andata in città -. Salutai tutti e me ne andai come in

trionfoio che ero arrivato lì la sera prima con i gambali pieni di

polvere. Potete facilmente immaginare che approfittando

dell'inattività mi misi a riflettere su questa storiacontai il

denarofeci alcuni progettie ogni tanto lanciavo un'occhiata al

cofanetto. Viaggiai ininterrottamentenon scesi in parecchie stazioni

di postae non mi fermai finché non arrivai in una bella città in cui

lei mi aveva convocato. I suoi ordini vennero eseguiti accuratamente

il cofanetto venne sistemato in una stanza particolarecon vicino un

paio di candele spentecome lei aveva ordinato. Chiusi a chiave la

stanzami sistemai nella mia e mi svagai un po'.

Per un po' il ricordo di lei mi tenne occupatoma ben presto

cominciai ad annoiarmi. Non ero abituato a vivere senza compagnia; la

trovai in fretta ai tavoli delle osterie e nei luoghi pubblicicome

mi piaceva. Fu così che il mio denaro cominciò a volatilizzarsi e una

sera sparì completamente dalla borsaessendomi abbandonato

incautamente al gioco sfrenato. Quando arrivai nella mia stanza ero

fuori di me. Sprovvisto com'ero di denaroin attesa di un conto

cospicuosenza sapere se e quando la mia bella si sarebbe fatta di

nuovo vederemi trovai in un grave imbarazzo. Avevo doppiamente

nostalgia di leie credetti di non poter più vivere senza di lei e

senza il suo denaro.

Dopo il pasto seraleche non mi piacque per nulla dato che questa

volta fui costretto a gustarmelo in solitudinecamminai agitato su e

giù per la stanza parlando da solomi maledissimi gettai a terra

mi strappai i capelli e persi ogni pudore. Di colpo sento un lieve

movimento nella stanza vicina chiusa a chiavee poco dopo sento

bussare alla porta ben chiusa. Mi ricompongoafferro la chiave

comunema le ante della porta si aprono di scatto da solee alla

luce delle candele che ardono mi viene incontro la mia bella. Mi getto

ai suoi piedile bacio la vestele manilei mi rialzaio non oso

abbracciarlanemmeno guardarla; ma le confesso con sincero pentimento

il mio errore. - E' scusabile - disse lei -ma purtroppo ritardate

la vostra e la mia felicità. Ora dovete di nuovo procedere per un

tratto nel mondoprima di rivederci. Qui c'è ancora più denaro -

disse -e basterà se siete disposto a fare qualche economia. Questa

volta il vino e il gioco vi hanno messo in difficoltàquindi

guardatevi dal vino e dalle donne e lasciatemi sperare in un incontro

più felice.

Indietreggiò oltre la sogliai battenti si richiuseroio bussai

pregaima non sentii più nulla. Il giorno dopoquando chiesi il

contol'oste sorrise e disse: - Ora sappiamo perché chiudete le

vostre porte in modo tanto complicato e incomprensibile che nessuna

chiave comune poteva aprirle. Pensavamo che teneste molto denaro e

cose preziosema ora abbiamo visto scendere dalle scale il tesoroe

in ogni caso sembra degno di essere ben custodito.

Non risposi nientepagai il conto e salii in carrozza con il mio

cofanetto. Così me ne andai di nuovo per il mondo con il solido

proposito di badare agli ammonimenti della mia misteriosa amica. Ma

non appena arrivai di nuovo in una grande cittàfeci conoscenza con

amabili signore dalle quali non riuscii assolutamente a staccarmi.

Sembrava che volessero farmi pagare cari i loro favori; infattipur

tenendomi sempre a una certa distanzami spingevano a una spesa

dietro l'altrae poiché cercavo solo di assecondare il loro piacere

neppure questa volta pensai alla mia borsama continuai a pagare e a

spendere secondo le circostanze. Perciò grandi furono il mio stupore e

la mia gioia quandoalcune settimane doponotai che il contenuto

della mia borsa non era ancora diminuitoanzi era sempre piena e

rigonfia come all'inizio. Volli rassicurarmi più da vicino su questa

bella qualitàmi misi a contareannotai la somma precisa e

ricominciai a vivere allegramente come prima con la mia compagnia. Non

mancarono scampagnategite in barcaballicanti e altri

divertimenti. Ma a quel punto non fu necessaria molta attenzione per

accorgersi che la borsa in realtà diminuiva di pesoproprio come se

io l'avessi privata della virtù di essere inesauribile a causa del mio

maledetto contare. Intanto la mia vita di piaceri aveva preso il via e

non potevo tirarmi indietroma il denaro in contanti presto finì.

Maledissi la mia situazioneoffesi la mia amicache mi aveva indotto

in simili tentazionimi sentii offeso perché non si era più fatta

vederee in preda al risentimento mi considerai sciolto dagli

obblighi verso di lei e decisi di aprire il cofanettonel quale forse

avrei potuto trovare un aiuto. Infatti non era abbastanza pesante per

contenere del denaroma potevano esserci dei gioielliche sarebbero

stati graditi. Stavo per attuare il mio propositoma decisi di

rimandarlo alla notte per compiere l'operazione in tutta calmae

andai a un banchetto che era annunciato per quella sera. Si fece

baldoriaed eravamo molto eccitati a causa del vino e degli squilli

di trombaquando mi capitò un brutto scherzo: al momento del dolce

entrò inaspettatamente un vecchio amico della mia bellezza preferita

di ritorno da un viaggiosi sedette accanto a lei e senza tante

cerimonie cercò di far valere i suoi antichi diritti. Ne scaturirono

ben presto irritazionelitecontesa; ci battemmo e io fui riportato

a casa mezzo morto con diverse ferite.

Il chirurgo mi aveva fasciato e se n'era andatoera già notte fonda

il mio guardiano dormivala porta della stanza vicina si aprì la mia

misteriosa amica entrò e si sedette vicino a me sul letto. Mi chiese

come mi sentissi; io non risposiperché ero spossato e di cattivo

umore. Lei continuò a parlare con grande sollecitudine e mi strofinò

le tempie con un certo balsamoche in breve mi fece sentire

decisamente rinvigoritotanto rinvigorito che riuscii ad arrabbiarmi

e a rimproverarla. In un discorso veemente addossai l'intera colpa

della mia sfortuna a leialla passione che mi ispiravaalle sue

apparizioni e alle sue scomparsealla noiaalla nostalgia che ero

costretto a provare. Divenni sempre più violentocome se una febbre

mi avesse assalitoe alla fine le giurai che se non fosse stata mia

se questa volta rifiutava di appartenermi e di unirsi a menon avrei

voluto vivere più a lungo; ed esigevo una risposta precisa. Quando

vidi che esitavatrattenendosi dal darmi una spiegazionepersi la

testa e mi strappai dalle ferite la doppia e tripla fasciaturacon il

fermo proposito di dissanguarmi. Ma quale fu il mio stuporequando

notai che le mie ferite erano tutte guariteil mio corpo era bello e

intatto e lei si trovava fra le mie braccia.

Ora eravamo la coppia più felice del mondo. Ci chiedemmo perdono

reciprocamentesenza sapere bene perché. Lei promise di continuare il

viaggio con mee presto ci trovammo seduti uno vicino all'altra in

carrozzacon il cofanetto di fronte a noial posto della terza

persona. Non l'avevo mai nominato in sua presenza; neppure adesso mi

venne in mente di parlarnemalgrado fosse sotto i nostri occhi e ce

ne occupassimo tutti e duecome per un tacito accordoa seconda

delle circostanze; io lo trasportavo dentro e fuori della carrozza e

come primaprovvedevo a chiudere le porte a chiave.

Finché era rimasto qualcosa nella borsa avevo sempre pagato; quando il

denaro in contanti finì glielo feci notare. - Un rimedio si trova

facilmente - disse leie indicò un paio di piccole borse attaccate

in alto su un fianco della carrozzache io avevo già notato ma che

non avevo mai usato. Lei infilò la mano in una di esse e tirò fuori

alcune monete d'oropoi dall'altra delle monete d'argentoe mi

mostrò che era possibile continuare a spendere quanto desideravamo.

Così viaggiammo di città in cittàdi paese in paeseeravamo felici

tra di noi e con gli altrie io non pensavo che mi potesse lasciare

di nuovotanto più che da qualche tempo era sicuramente incinta

circostanza che aveva aumentato la nostra felicità e il nostro amore.

Ma purtroppo una mattina non la trovai piùe poiché il soggiorno

senza di lei mi annoiavami misi di nuovo in strada con il mio

cofanettosaggiai la consistenza delle due borse e le trovai sempre

intatte.

Il viaggio proseguì felicementee se fino a quel momento non avevo

avuto voglia di riflettere sulla mia avventuraperché aspettavo uno

sviluppo del tutto naturale di quegli eventi straordinarituttavia

capitò qualcosa che mi stupìmi preoccupò e addirittura mi spaventò.

Dato che ero abituato a viaggiare ininterrottamente per spostarmimi

succedeva spesso di farlo nell'oscuritàe nella mia carrozzaquando

per caso le lanterne si spegnevanoera molto buio. Una voltain una

di queste notti scuremi ero addormentatoe quando mi svegliai vidi

il bagliore di una luce sul tetto della carrozza. La osservai e mi

accorsi che usciva dal cofanettoche sembrava avere una fenditura

proprio come se il tempo caldo e secco dell'estate che era

sopraggiunta lo avesse spaccato. Le mie idee sui gioielli si

risvegliaronopensai che nel cofanetto ci fosse un rubinoe volli

accertarmene. Mi sistemai il meglio possibilein modo da toccare

direttamente con l'occhio la fenditura. Ma grande fu il mio stupore

quando vidi all'interno una stanza arredata con molto gusto e perfino

con sfarzoben illuminata dalle lampadeproprio come se avessi

guardato in una sala reale attraverso l'apertura di una volta. Potevo

osservare solo una parte dell'ambienteche lasciava indovinare il

resto. Un fuoco pareva ardere nel caminovicino al quale c'era una

poltrona. Trattenni il respiro e continuai a osservare. Dall'altro

lato della sala arrivò una donna con un libro in manoe subito

riconobbi mia mogliesebbene la sua figura si fosse ridotta a

proporzioni minuscole. La bella si sedette in poltrona a leggere

vicino al caminoattizzò il fuoco con delle molle molto graziosee

potei notare chiaramente che anche la cara piccola creatura era

incinta. In quel momento fui costretto a spostarmi un po' dalla mia

scomoda posizionee subito dopoquando osservai nuovamente per

convincermi che non era stato un sognola luce era scomparsa e mi

trovai a guardare in un'oscurità vuota.

Si può immaginare come fossi stupitoanzi spaventato. Mi vennero

mille pensieri su questa scopertanon riuscivo proprio a spiegarmela.

E così mi addormentaie quando mi svegliai credetti di avere solo

sognato; eppure mi sentii in qualche modo estraneo alla mia bellae

portando il cofanetto con cura tanto maggiorenon sapevo se dovevo

augurarmi o temere il suo ritorno alla dimensione umana. Dopo qualche

tempo la mia bella entrò effettivamenteverso seracon un abito

biancoe poiché la stanza era in penombra mi sembrò più alta del

solitoe ricordai di aver sentito che tutti coloro che appartengono

alla stirpe delle ninfe e degli gnomiquando si fa notte crescono

notevolmente d'altezza. Come al solito volò fra le mie bracciama

l'angoscia non mi permise di stringermela al petto con autentica

gioia.

- Mio caro - disse lei -sento dalla tua accoglienza quello che

purtroppo so già. Tu mi hai visto in questo periodo di tempo; sei

informato della condizione in cui mi trovo in certi momentie questo

ha interrotto la tua e la mia felicitàanzi sta per annientarla del

tutto. Devo lasciartie non so se un giorno ti rivedrò -. La sua

presenzala grazia con cui parlavaallontanò subito quasi ogni

ricordo del viso che fino a quel momento aveva aleggiato davanti a me

come un sogno. La abbracciai con ardorela convinsi della mia

passionele assicurai la mia innocenzale raccontai della casualità

della mia scopertainsomma tanto feci che lei stessa sembrò

tranquillizzarsie cercò di tranquillizzare anche me.

- Devi chiederti sinceramente - disse - se questa scoperta non ha

compromesso il tuo amorese puoi dimenticare che mi trovavo vicino a

te in due sembianze diversese il rimpicciolirsi del mio essere non

diminuirà anche il tuo affetto.

La guardai; era più bella che maie pensai fra me e me: «E' poi una

disgrazia tanto grande avere una moglie che ogni tanto diventa

minuscolache si può portare in giro dentro un cofanetto? Non sarebbe

peggio se diventasse gigantesca e mettesse suo marito nel cofanetto?».

Mi era tornata l'allegria. Per niente al mondo l'avrei lasciata

andare. - Amore mio - le risposi -lascia che restiamo così come

siamo stati finora. Tutti e due non potremmo stare meglio! Fa' come ti

è comodoe io ti prometto di portare il cofanetto con maggior cura.

Come potrebbe farmi una brutta impressione la cosa più graziosa che io

abbia visto nella mia vita? Come sarebbero felici gli innamorati se

potessero avere simili miniature! E in fondo era solo una di queste

immaginiun piccolo gioco di prestigio. Tu mi metti alla prova e mi

stuzzichi; ma vedrai come mi comporterò.

- La questione è più seria di quanto pensi - disse la bella -;

comunque sono contenta che tu la prenda con allegriainfatti possono

venirne conseguenze molto felici per tutti e due. Voglio avere fiducia

in te e farò il possibile da parte mia; ma devi promettermi di non

ripensare mai a questa scoperta con biasimo. E a questo proposito

aggiungo un'altra preghiera pressante: guardati più di prima dal vino

e dall'ira.

Le promisi quello che desideravae avrei continuato a farle promesse

ma lei stessa cambiò discorso e tutto tornò come prima. Non avevamo

motivo di cambiare posto del nostro soggiorno; la città era grandela

compagnia numerosala stagione offriva l'occasione per qualche festa

campestre e ricevimenti in giardino.

In tutti questi divertimenti la mia compagna era molto ben vista

addirittura reclamata con entusiasmo da uomini e donne. Un

atteggiamento benevoloamabileaccattivanteunito a una certa

nobiltà di modila rendevano gradita e degna di stima agli occhi di

tutti. Inoltre suonava magnificamente il liuto e cantavae ogni

serata lieta doveva essere coronata dal suo talento.

Devo confessare che non mi era mai importato molto della musicache

anzi aveva su di me un effetto sgradevole. La mia bellache se n'era

accorta prestonon cercò mai di intrattenermi con la musica quando

eravamo soli; invece sembrava rifarsi in societàdove trovava una

quantità di ammiratori.

E oraperché dovrei negarlola nostra ultima conversazionemalgrado

la mia buona volontànon era stata sufficiente per me a risolvere del

tutto la questione; piuttosto la mia sensibilità si dispose in modo

singolaresenza che io ne fossi completamente consapevole. Una sera

alla presenza di molte personela mia rabbia repressa esplosee me

ne derivò il massimo del danno.

Se ora ci rifletto benedopo quella infelice scoperta amavo molto

meno la mia bellaed ero diventato geloso di leimentre prima non mi

era mai venuto in mente. Di seraa tavolaeravamo seduti

diagonalmente uno rispetto all'altraa una certa distanzae io mi

trovavo molto bene fra le mie due vicineun paio di signore che da

qualche tempo mi sembravano attraenti. Fra discorsi scherzosi e

schermaglie amorose non si lesinava il vinomentre dall'altra parte

due invitati appassionati di musica si erano impadroniti di mia

mogliee riuscirono a spingere la compagnia a cantarein coro e in

assolo. Questo mi mise di malumore; i due amanti dell'arte mi

sembrarono entrambi importuni; il canto mi irritòe quando richiesero

anche a me una strofa mi infuriai davverovuotai la coppa e la posai

molto bruscamente.

L'avvenenza delle mie vicine riuscì di nuovo a placarmima l'ira è

una brutta cosa una volta accesa. Continuò a ribollire in me

segretamenteanche se tutto avrebbe dovuto predispormi alla gioia

alla condiscendenza. Invece diventai ancora più ostilequando

portarono il liuto e la mia bella accompagnò il suo canto suscitando

l'ammirazione degli altri. Sfortunatamente chiesero che tutti

facessero silenzio. Quindi non potevo neppure più chiacchieraree i

suoni mi facevano digrignare i denti. C'è da stupirsi se alla fine

bastò una piccolissima scintilla ad accendere la mina?

La cantantefinita una canzone fra grandi applausiguardò verso di

mea dire il vero amorevolmente. Purtroppo i suoi sguardi non mi

penetrarono. Lei si accorse che avevo appena mandato giù una coppa di

vino e me ne riempivo un'altra. Con l'indice della mano destra mi fece

un cenno di affettuosa minaccia. - Pensa che è vino! - disse con un

tono di voce sufficientemente alto da farsi sentire da me. - L'acqua

è per le ninfe! - esclamai. - Signore - disse alle mie vicine -

adornate la coppa con ogni graziain modo che non si vuoti troppo

spesso. - Non vi lascerete dominare! - mi bisbigliò una delle due

all'orecchio. - Che vuole la nana? - gridaicomportandomi con tale

irruenza da rovesciare la coppa. - Se n'è versato molto! - esclamò

la splendida creatura; e trasse un suono dalle cordecome a voler

attirare di nuovo su di sé l'attenzione della compagnia distogliendola

dall'incidente. E le riuscì davverotanto più quando si alzòsolo

fingendo di volersi sistemare più comodamente per suonaree continuò

a preludiare.

Quando vidi scorrere il vino rosso sulla tovaglia tornai in me.

Riconobbi di aver commesso un grave erroree mi sentii intimamente

pentito. Per la prima volta la musica mi parlava. La prima strofa che

lei cantò era un commiato amichevole rivolto alla compagniache

ancora poteva sentirsi unita. Alla strofa seguente fu come se la

comitiva si disperdessee ognuno si sentì soloe separato dagli

altrinessuno credette più di essere presente. Che posso dire

dell'ultima strofa? Era rivolta solo a meera la voce dell'amore

feritoche dà l'addio al malumore e alla spavalderia.

In silenzio la portai a casae non mi aspettavo niente di buono. Ma

appena raggiunta la nostra stanzasi mostrò molto affettuosa e dolce

addirittura scherzosae mi rese il più felice degli uomini.

Il mattino dopo le dissi fiducioso e pieno d'amore: - Più d'una volta

hai cantato su richiesta di una bella compagniaper esempio ieri sera

quella commovente canzone d'addio; canta ancora una volta per amor mio

un lietoleggiadro canto di benvenuto in quest'ora mattutinaperché

sia come se ci conoscessimo per la prima volta.

- Non posso farloamico mio - mi rispose con gravità -. La canzone

di ieri sera si riferiva alla nostra separazioneche dovrà avvenire

senza indugio: posso dirti solo che l'offesa recata alla promessa e al

giuramento avrà per noi le peggiori conseguenze; ti sei giocato una

grande felicitàe anch'io devo rinunciare ai miei desideri più cari.

Quando insistettipregandola di spiegarsi più chiaramenterispose:

- Questo posso farlopurtroppoperché si tratta di qualcosa che

riguarda la mia vita con te. Ora saprai quello che avrei preferito

nasconderti il più a lungo possibile. Le sembianze in cui mi hai vista

dentro il cofanetto sono quelle a me naturali e innate; infatti

appartengo alla stirpe del re Eckwaldil potente principe degli

gnomidi cui tanto parla la storia vera. Il nostro popolo è sempre

attivo e operosoora come fin dai tempi più lontanie anche per

questo è facile da governare. Ma non devi immaginare che gli gnomi

siano rimasti indietro nelle loro attività. Una volta i loro lavori

più famosi erano le spade che inseguivano i nemicise venivano

lanciate dietro a lorocatene che si stringevano invisibili e

misteriosescudi impenetrabili e altre cose simili. Oraperòsi

occupano soprattutto di oggetti che riguardano le comodità e gli

ornamentie in questo sono superiori a tutti i popoli della Terra. Ti

stupiresti se visitassi le nostre officine e i nostri magazzini. Tutto

questo andrebbe molto benese non intervenisse una circostanza

particolare che riguarda l'intero popolo e specialmente la famiglia

reale.

Poiché si fermò un momentole chiesi di rivelarmi qualcosa di più di

quegli straordinari segretie lei acconsentì subito.

- E' risaputo - disse - che Dioappena ha creato il mondopoiché

tutta la Terra era asciutta e le montagne erano là possenti e

maestoseDiodicevoprima di ogni altra cosa creò i piccoli gnomi

perché ci fossero anche esseri intelligenti che potessero guardare con

stupore le sue meraviglie all'interno della Terrain gallerie e

abissie le onorassero. Inoltre si sa che questa piccola razzain

seguitosi è sollevata e ha pensato di arrogarsi il dominio della

Terrae perciò Dio ha creato i draghiper respingere il popolo degli

gnomi nelle montagne. Ma poiché i draghi si annidarono anche loro

nelle grandi caverne e nei crepacci e presero l'abitudine di abitare

làe molti di essi sputarono fuoco e causarono altre devastazioniai

piccoli gnomi ne vennero grandi difficoltà e preoccupazionitanto che

non seppero più che cosa faree perciò si rivolsero a Dioumili e

supplichevolie nelle loro preghiere lo implorarono di annientare di

nuovo questo spregevole popolo di draghi. Ma anche senella sua

saggezzalui non poteva decidersi a distruggere le sue creaturela

grande pena dei poveri gnomi lo commosse tanto che senza indugio creò

i gigantiche avrebbero lottato contro i draghie anche se non li

avessero sterminatialmeno li avrebbero ridotti di numero.

Ma quando i giganti riuscirono più o meno a spuntarla con i draghi

anche dentro di loro crebbero l'audacia e la boriae perciò commisero

dei misfattispecialmente contro i buoni gnomiche una volta di più

trovandosi in difficoltàsi rivolsero al Signoreche dalla sua

grande potenza creò i cavalieriche avrebbero lottato contro i

giganti e i draghi e avrebbero vissuto in buona armonia con gli gnomi.

E così l'opera della creazioneda questo latoera conclusae in

seguito giganti e draghi si troveranno sempre uniticome i cavalieri

e gli gnomi. Da questoamico miopuoi vedere che noi siamo la razza

più antica del mondoil che torna a nostro onore ma porta con sé

anche un grosso svantaggio.

Poiché nel mondo niente può esistere in eternoma tutto ciò che una

volta è stato grande deve diventare piccolo e ridursianche nel

nostro casoa partire dalla creazione del mondosiamo diminuiti

diventando sempre più piccoli; prima d'ogni altraperòla famiglia

realeche a causa del suo sangue puro è soggetta per prima a questo

destino. Perciò i nostri saggi maestri già da molti anni hanno

escogitato un espedientee così ogni tanto una principessa reale

viene mandata fuori sulla Terra per sposare un onesto cavaliere

cosicché la razza degli gnomi si rinvigorisca e si salvi da una

completa decadenza.

Mentre la mia bella pronunciava queste parole con assoluta

schiettezzala guardai pensierosoperché sembrava che avesse voglia

di rivelarmi qualcosa. Non avevo più dubbi per quanto riguardava la

sua graziosa origine; ma mi rendeva un po' diffidente il fatto che

avesse preso me invece di un cavalieredato che mi conosceva fin

troppo bene per poter credere che i miei antenati fossero stati creati

direttamente da Dio.

Nascosi stupore e perplessitàe le chiesi con affetto: - Ma dimmi

mia cara bambinacome hai potuto assumere quest'aspetto così

imponente e bello? Conosco poche donne che possano paragonarsi a te

per la splendida figura. - Lo saprai rispose la mia bella -. Da

sempre viene tramandato nel Consiglio dei re degli gnomi di guardarsi

il più a lungo possibile da ogni misura straordinariacosa che

anch'io ritengo del tutto naturale e ragionevole. Forse avremmo

aspettato ancora a lungo prima di inviare un'altra volta una

principessa sulla terrase il fratello nato dopo di me non fosse

stato tanto piccolo che le sue balie l'hanno perso dalle fascee non

si sa bene dove sia finito. Dopo questo caso inauditomai registrato

negli annali del regno degli gnomii saggi si riunirono eper farla

brevevenne presa la decisione di mandarmi a cercare un marito.

- La decisione! - esclamai -; è tutto giusto e bello. Si può

prendere una decisionesi può stabilire qualcosa; ma i vostri saggi

come sono riusciti a dare a uno gnomo questa figura divina?

- Anche questo - disse lei - era già stato previsto dai nostri avi.

Nel tesoro reale c'era un enorme anello d'oro. Ora ti parlo di come mi

sembrò quando mi venne mostrato una voltada bambinadove si

trovava: infatti è lo stesso che ora ho al dito; e poi si andò avanti

in questo modo. Mi informarono di tutto quello che stava per

succederee mi insegnarono quello che avrei dovuto fare e non fare.

Venne costruito un magnifico palazzosecondo il modello della

residenza estiva dei miei genitori: un edificio centraleali laterali

e tutto quello che si poteva desiderare. Era posto all'entrata di un

grande anfratto di rocciae lo adornava nel modo migliore. Nel giorno

stabilito la Corte vi si trasferì e i miei genitori insieme con me.

L'esercito sfilò in parata e ventiquattro sacerdoti portarono su una

preziosa lettiganon senza difficoltàil meraviglioso anello. Fu

posato sulla soglia dell'edificioproprio dove si passa per entrare.

Furono compiute delle cerimoniee dopo un affettuoso congedo passai

all'azione. Mi avvicinaiappoggiai la mano sull'anello e cominciai

subito a crescere sensibilmente. In pochi minuti avevo raggiunto la

mia altezza di adesso; dopo di che misi immediatamente l'anello al

dito. In un attimo finestreporte e portoni si chiuserole ali

laterali si ritirarono nel corpo centraleal posto del palazzo

vicino a me c'era un cofanetto che presi subito e portai via non senza

la piacevole sensazione di essere così grande e fortema sempre uno

gnomo rispetto agli alberi e alle montagne e ai fiumie sempre un

gigante in confronto all'erba e alle piante e specialmente alle

formichecon le quali noi gnomi non sempre abbiamo buoni rapportie

perciò ci tormentano spesso violentemente.

Avrei molto da raccontare su quel che successe prima di trovarti

durante il mio pellegrinaggio. In brevemisi alla prova qualcunoma

nessuno mi sembrò degno di rinnovare ed eternare la stirpe del

magnifico Eckwald.

Durante tutti questi racconti la testa mi dondolò senza che io la

scuotessi. Feci diverse domandealle quali però non ricevetti

risposte particolarimentre seppi con la massima tristezza che doveva

far ritorno per forza dai suoi genitori dopo quello che era successo.

Sperava di tornare da mema ora doveva inevitabilmente presentarsi

làperché altrimenti tutto sarebbe stato perduto sia per me che per

lei. Le borse presto avrebbero smesso di pagarecon tutto quello che

ne sarebbe derivato.

Avendo sentito che il denaro poteva finirenon chiesi più che altro

potesse succedere. Scossi le spalletacquie lei sembrò capirmi.

Raccogliemmo tutto e sedemmo in carrozza; di fronte a noi era posato

il cofanettonel quale non riuscii a notare ancora niente di un

palazzo. Oltrepassammo diverse stazioni di posta. Il denaro per il

viaggio e le mance venne pagato agevolmente e con abbondanza dalle due

piccole borse sistemate a destra e a sinistrafinché raggiungemmo una

regione montuosae appena scesi la mia bella mi precedette e ioper

suo ordinela seguii con il cofanetto. Mi portò su sentieri

abbastanza ripidi fino a una stretta valleattraverso la quale un

limpido ruscello ora precipitava ora serpeggiava tranquillo. Allora mi

mostrò un pianoro elevatomi ordinò di posare il cofanetto e disse:

Addio: troverai facilmente la strada del ritorno; ricordati di me

spero di rivederti.

In quel momento mi sembrò di non poterla lasciare. Era di nuovo in una

delle sue belle giornate ose preferitenel suo momento migliore. Da

solo con una creatura così graziosasul prato verdetra erba e

fioricircondati dalle roccecon l'acqua che mormorava: quale cuore

sarebbe rimasto insensibile! Volevo prenderle le maniabbracciarla

ma lei mi respinse e mi minacciòcon la consueta dolcezzadi un

grave pericolose non mi fossi allontanato immediatamente.

- Non c'è nessuna possibilità - esclamai che io resti vicino a te

che tu possa tenermi con te? -. Accompagnai queste parole con gesti e

toni così afflitti che lei sembrò commossa e dopo un momento di

riflessione mi confessò che non era impossibile che la nostra unione

continuasse. Chi era più felice di me! La mia insistenza che diventava

sempre più vivacealla finela costrinse a parlare e a rivelarmi

chese mi fossi deciso a diventare piccolo come leicome l'avevo

vista quella voltaavrei potuto restarle vicinoentrare nella sua

casanel suo regnofar parte della sua famiglia. Questa proposta non

mi piacque completamentema in quel momento non potevo staccarmi da

lei; cosìessendo abituato da qualche tempo a cose straordinarie e

disposto a prendere decisioni rapideacconsentii e dissi che poteva

fare di me ciò che voleva.

Immediatamente dovetti stendere il mignolo dalla mano sinistrae lei

vi appoggiò il suosi tolse piano l'anello con la sinistra e lo fece

scivolare al mio dito. Appena questo accaddesentii un dolore

violento al ditol'anello si strinse e mi torturò orribilmente.

Lanciai un urlo acuto e involontariamente cercai a tastoni intorno a

me la mia bellache era scomparsa. Non saprei esprimere come mi sono

sentito in quel momentoe non mi resta niente altro da dire eccetto

che mi ritrovai ben presto piccolo e bassoaccanto alla mia bellain

un bosco di fili d'erba. La gioia di rivederla dopo una separazione

breve ma tanto singolareo se voletedi riunirci senza più

separazioneera inaudita. Mi gettai al suo collolei ricambiò le mie

carezzee la piccola coppia si sentì felice quanto la grande.

Con un certo disagio risalimmo una collina; infatti il prato per noi

era diventato quasi un bosco impenetrabile. Comunque alla fine

arrivammo in una radurae mi stupii molto vedendo la grande massa

squadratache fui ben presto in grado di riconoscere: era il

cofanettonelle condizioni in cui l'avevo posato là.

- Va'amico miobatti con l'anello e vedrai miracoli - disse la mia

amata. Mi avvicinaie appena picchiai vissi davvero il più grande dei

miracoli. Spuntarono due ali lateralie contemporaneamente diverse

parti calarono come scaglie e scheggeinfatti di colpo mi trovai

davanti agli occhi portefinestrecolonnati e tutto quello che fa

parte di un palazzo completo.

Chi ha visto un artistico scrittoio di Rontgenin cui con una mossa

si mettono in moto molle e scompartie contemporaneamente o uno dopo

l'altro si estraggono leggio e occorrente per scriverecassette per

le lettere e per il denaropuò farsi un'idea di come si sviluppò quel

palazzodove la mia dolce accompagnatrice mi trascinò. Nel salone

riconobbi subito il caminoche una volta avevo visto dall'altoe la

poltrona su cui lei si era seduta. E quando guardai in alto credetti

davvero di vedere nella cupola ancora qualcosa della fenditura

attraverso la quale avevo guardato all'interno. Vi risparmio la

descrizione del resto; insomma tutto era ampioprezioso e pieno di

gusto. Mi ero appena ripreso dallo stuporequando sentii da lontano

una musica militare. La mia bella metà fece un salto dalla gioia e mi

annunciò con entusiasmo l'arrivo del suo signor padre. Allora passammo

sotto la porta e vedemmo uno splendido corteoche sembrava muoversi

da una grande anfratto di roccia. Si susseguirono soldatiservitori

maggiordomi e un magnifico seguito di cortigiani. Alla fine vidi una

calca doratain mezzo alla quale c'era il re in persona. Quando tutto

il corteo si dispose davanti al palazzoil re si avvicinò con i

membri più importanti del seguito. La sua incantevole figlia gli corse

incontro trascinandomi con séci gettammo ai suoi piedilui mi

rialzò molto benevolmentee quando mi trovai davanti a lui mi resi

conto che in questo piccolo mondo la mia era la statura più

considerevole. Andammo insieme verso il palazzoe il re in presenza

della sua Cortecon un discorso ben studiato in cui esprimeva il suo

stupore di trovarci in quel postosi degnò di darci il benvenutomi

riconobbe come genero e dispose la cerimonia nuziale per l'indomani.

Provai all'improvviso una sensazione di spaventoquando sentii

parlare di matrimonio: infatti finora l'avevo temuto più della stessa

musicache pure mi sembrava quanto di più odioso vi fosse sulla

Terra. Quelli che fanno della musicaero solito direalmeno

immaginano di essere in accordo fra di loro e di agire in armonia:

infatti quando hanno accordato gli strumenti abbastanza a lungo e ci

hanno lacerato le orecchie con stonature di ogni tiposi ostinano a

credere di esserne ormai venuti a capo e che uno strumento si accordi

perfettamente all'altro. Perfino il direttore d'orchestra è partecipe

di questa felice illusione e quindi attacca gioiosamentee intanto a

noi altri continuano a rintronare le orecchie. Invece nel matrimonio

non è neppure questo il caso: infattimalgrado si tratti solo di un

duettoe dunque si dovrebbe pensare che due vocio due strumenti

potrebbero trovare un relativo accordoquesto capita invece

raramente; se l'uomo dà un tono la donna lo prende subito più altoe

l'uomo più alto ancora; allora si passa dal la al tono coralee poi

sempre più in altofinché gli stessi strumenti a fiato non riescono

più a seguirli. E quindipoiché la musica armonica mi dà fastidio

tanto meno mi si può dar torto se non posso soffrire quella

disarmonica.

Non posso e non voglio raccontare tutti i festeggiamenti in cui si

esaurì la giornata; infatti vi feci molto poco caso. Il cibo

raffinatoil vino eccellenteniente riuscì a piacermi. Pensavo e

ripensavo a cosa avrei fatto. Ma non c'era molto da escogitare. Decisi

cheappena fosse stata notteper farla breveme ne sarei andato

per nascondermi da qualche parte. Raggiunsi felicemente una fenditura

nella roccia in cui riuscii a introdurmi a forza e a nascondermi come

potei. La mia preoccupazione fu quella di liberarmi il dito dal

disgraziato anellocosa che non mi riuscì assolutamenteanzi sentii

che diventava sempre più stretto appena pensavo di sfilarmeloe

provavo anche violenti doloriche però si calmavavano immediatamente

appena rinunciavo dal mio proposito.

Mi alzai di prima mattina - infatti la mia piccola persona aveva

dormito molto bene - con l'intenzione di guardarmi di nuovo intorno

quando sembrò che cominciasse a piovere su di me. Infatti tra erba

foglie e fiori cadevano una quantità di sabbia e carbonee come mi

spaventai quando tutto intorno a me si animò e un'interminabile

esercito di formiche mi si gettò addosso. Me ne ero appena accorto

quando mi attaccarono da ogni partee nonostante io mi difendessi

subito vivacemente e con un certo coraggioalla fine mi ricoprirono

tantopizzicandomi e tormentandomiche fui felice quando sentii

gridare di arrendermi. In effetti mi arresi subitodopo di che una

formica di statura considerevole mi si avvicinò cortesemente

addirittura con deferenzae si raccomandò al mio favore. Seppi che le

formiche erano diventate alleate di mio suoceroe che lui in questa

occasione le aveva richiamate ordinando loro di prendermi. Ero un

piccolo essere nelle mani di esseri ancora più piccoli. Pensai al

matrimonioe dovevo ringraziare Dio se mio suocero non era in collera

e la mia bella non era seccata con me.

Consentitemi di tacere su tutte le cerimonie; per farla breve eravamo

sposati. Eppurenonostante ci fosse allegria tra noic'erano delle

ore solitarie durante le quali si era indotti a rifletteree mi

capitò quello che ancora non mi era mai accaduto; vi rivelerò cosa e

in che modo.

Tutto intorno a me era perfettamente adeguato alla mia nuova statura e

alle mie esigenzele bottiglie e i bicchieri erano proporzionati al

piccolo bevitoreanzise si vuoledi una misura relativamente

migliore che da noi. Il mio piccolo palato trovava eccellenti i

bocconi prelibatiun bacio dalla boccuccia di mia moglie era davvero

incantevolee non nego che la novità mi rendeva tutte queste

circostanze molto gradevoli. Ma purtroppo non avevo dimenticato la mia

precedente condizione. Sentivo in me una misura della mia antica

grandezza che mi rendeva inquieto e infelice. Allora capii per la

prima volta quello che i filosofi vorrebbero intendere parlando dei

loro idealidai quali sembra che gli uomini siano tanto tormentati.

Avevo un ideale di me stessoe a volte in sogno mi sembrava di essere

un gigante. Per farla brevela donnal'anellola figura da gnomo

tanti altri vincoli mi rendevano totalmente infelicetanto che

cominciai a pensare seriamente alla mia liberazione.

Poiché ero convinto che tutto l'incantesimo fosse nascosto

nell'anellodecisi di limarlo. Perciò sottrassi al gioielliere di

Corte alcune lime. Fortunatamente ero mancinoe in vita mia non avevo

fatto mai niente con la destra. Mi misi a lavorare sodo; non era cosa

da poco: infatti il cerchietto d'oroper quanto paresse sottilein

proporzione era diventato più spesso rispetto alla dimensione che

aveva prima di ritirarsi. In tutte le ore libere mi dedicai

inosservato a questa occupazionee fui abbastanza accortoquando il

metallo fu segatoda mettermi davanti alla porta. Ci ero riuscito:

infatti di colpo il cerchio d'oro saltò con forza dal ditoe la mia

persona fu lanciata in alto con tale violenza che credetti davvero di

aver toccato il cielo e in ogni caso di aver sfondato la cupola del

nostro palazzo estivoanzi di aver distrutto con la mia nuova

goffaggine l'intero edificio.

Ero di nuovo in piedisenz'altro molto più grande ma anchemi

sembròmolto più sciocco e maldestro. E quando mi ripresi dallo

stordimento vidi vicino a me il cofanetto; lo trovai abbastanza

pesante quando lo sollevai e lo portai giù per il sentiero verso la

stazione di postadove feci subito attaccare i cavalli e partii.

Durante il viaggio feci senza indugio un tentativo con le piccole

borse sistemate ai due lati. Al posto del denaroche sembrava

esauritotrovai una piccola chiave; apparteneva al cofanettonel

quale trovai un qualche risarcimento. Finché duròmi servii della

carrozza; poi la vendetti per proseguire con la diligenza di posta. Mi

disfeci del cofanetto solo alla fineperché pensavo sempre che si

sarebbe potuto riempire un'altra voltae così alla fineanche se

facendo un giro piuttosto lungoarrivai di nuovo in cucina dalla

cuocadove mi avete conosciuto prima.